CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO - CALABRIA
La Calabria rischia di scomparire tra legge di bilancio che cancella il Sud, populismi e vicende giudiziarie

Domenica 30 Dicembre 2018
Cgil Calabria

Quello che si presenta per il nuovo anno non è molto incoraggiante per i destini della Calabria. La condizione strutturale della nostra regione, nonostante qualche indicatore in controtendenza, rimane molto indietro rispetto alle altre regioni e rispetto al 2008, periodo pre-crisi. Diversi sono i fattori che preoccupano per il futuro.

Il primo, riguarda la legge di bilancio approvata ieri in lettura definitiva alla Camera che penalizza fortemente la crescita nel Paese e deprime maggiormente le regioni del Sud come la Calabria. È una manovra che non produce sviluppo e non incentiva il lavoro, non introduce investimenti, è depressiva, allontana imprese e giovani dai territori. Potremmo dire che è una manovra che alimenta in Calabria la desertificazione già in atto da qualche tempo e crea un esercito di nuovi poveri, in attesa di un reddito di cittadinanza che doveva essere accompagnato da misure per l’occupazione e contrastare la povertà e che invece istituisce e certifica la povertà di cittadinanza. Nulla di nuovo insomma, nessuna rivoluzione, nessun cambiamento per il mezzogiorno, solo un grande piano assistenziale per tentare di mantenere in linea la disoccupazione a due cifre che garantisce il doppio dei consensi elettorali.

Secondo fattore, è la situazione politica calabrese. Purtroppo, come avvenuta per la scorsa legislatura, condizionata dalle vicende giudiziarie dell’allora presidente Scopelliti, anche quella attuale rischia di produrre un corto circuito in una fase delicata per la nostra regione. In attesa che il Presidente Oliverio chiarisca la sua posizione con la Magistratura, i prossimi dieci mesi saranno determinanti per i destini della Calabria. L’intero programma Por 2014-2020 e la spesa, entrerà nel vivo del piano operativo e ad oggi, per come più volte abbiamo proposto come Cgil, non ci sono strumenti di controllo della qualità degli interventi e dei soggetti beneficiari dei fondi europei. Così come, al netto di qualche eccezione, l’attuale giunta regionale appare debole, impercettibile e non ci sembra pronta a recepire i bisogni delle istanze della Calabria. Nelle prossime settimane  andranno riprese numerose questioni. Fra tutte, la Zes e il porto di Gioia Tauro, che con la nomina del Professore Francesco Aiello che salutiamo positivamente, ha finalmente il suo comitato di indirizzo, la vertenza dei 4500 lavoratori Lsu Lpu per i quali occorre avviare il tavolo tecnico con il governo nazionale e regionale, una discussione concreta sul piano della salute, alla luce dell’insediamento del nuovo commissario che avverrà i primi di gennaio, il piano infrastrutturale e per la manutenzione del territorio dal rischio idrogeologico. Sono temi, questi, che non possono aspettare e devono essere assunti con grande senso di responsabilità dalla giunta e anche dal Consiglio regionale. Ci aspettiamo grande senso di responsabilità dai partiti e dai gruppi consiliari che non possono trascinare la Calabria in dieci mesi di campagna elettorale, trascurando tutte le emergenze che rischiano di esplodere.

Così come ci aspettiamo dalla deputazione parlamentare calabrese di maggioranza una maggiore incisività nel dare voce alle istanze del Sud e della propria regione . Sulla vicenda dei 4500 lavoratori Lsi Lpu calabresi che ci ha visti impegnati, sostenuti dalla sola minoranza, in 35 giorni di lotta serrata in tutti i luoghi della Calabria, si è evidenziata, con un paio di eccezioni, una totale assenza ed interesse dei parlamentari di maggioranza, che hanno costretto il sindacato alla mobilitazione presso il senato della repubblica per ottenere una proroga dei contratti.

La nomina del presidente della Commissione parlamentare antimafia del Senatore Calabrese Nicola Morra è un fatto rilevante, che deve mettere al centro la lotta e il contrasto alle mafie e alla Ndrangheta, ma i provvedimenti del governo sul codice antimafia di riuso ai privati dei beni confiscati e quello sulla esenzione delle gare pubbliche di affidamenti fino alla soglia dei 150000 euro, non sono un buon segnale e rischiano di essere un regalo alle mafie, che determineranno ulteriori scioglimenti di amministrazioni comunali per infiltrazioni mafiose.

Questo governo, non sembra voglia fare una lotta vera alla Ndrangheta e farebbe bene anche a vedere le proprie alleanze in Calabria prima di ergersi a paladino della giustizia, della legalità o del cambiamento.

La vicenda giudiziaria calabrese, che ha coinvolto il Presidente della giunta regionale, rischia di diventare un cono d’ombra per l’immagine dell’intera calabria, che al di la delle vicende personali ed umane, che vanno sempre rispettate con vicinanza d’animo, meritano una riflessione politica più profonda e razionale. La Calabria è di fronte a un bivio con la storia. O cambia il suo destino, con una nuova classe dirigente, capace di determinare una nuova politica, un piano di riforme sociali e istituzionali che possano incidere sul suo modello sociale, etico, civico, sullo sviluppo e sul lavoro, sulla cultura e legalità, sull’istruzione, o è destinato ad essere preda dei populismi e della mediocrità di una politica determinata dal rancore, dalla rabbia, dall’odio e dalla ignoranza. E allora le parole di Corrado Alvaro torneranno a produrre quel tarlo che il sistema degli intellettuali calabresi di oggi, dei cosiddetti narratori contemporanei, non riescono a dissipare, ovvero che “ la disperazione più grave che possa impadronirsi d'una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”.

 

30.12.2018

 

Angelo Sposato

Segretario generale Cgil Calabria

 

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